Pro Helvetia, gli uomini… e le donne!

par Pauline Milani

Pauline Milani est historienne. Après une thèse sur la politique culturelle de la Suisse à l'étranger, elle travaille maintenant sur les artistes femmes du XIXème siècle. Elle enseigne à l'Université de Fribourg et à UniDistance.

Pro Helvetia è in origine un consiglio di fondazione di venticinque persone, accompagnate da un segretariato permanente che si è sviluppato in modo considerevole nel corso del tempo. Nel 2011 la fondazione è stata riorganizzata con la nuova Legge sulla cultura e il suo consiglio di fondazione è stato ridotto a nove persone.

Dal 1939 al 2011 Pro Helvetia assomiglia a una commissione federale extraparlamentare, con i suoi venticinque membri nominati dal Consiglio Federale per dei mandati di quattro anni. Uno di loro è analogamente designato dall’autorità suprema alla presidenza della fondazione. In seguito, i membri di Pro Helvetia si ripartiscono liberalmente i compiti all’interno dei gruppi di lavoro. Il primo tra questi (dal 1978 saranno poi due) è incaricato in modo specifico della questione della promozione culturale della Svizzera all’estero. Accanto alla Commissione federale delle belle arti e alla Commissione nazionale svizzera per l’Unesco, Pro Helvetia è uno tra i pochi organismi ad agire sul piano federale in merito alla questione delle relazioni culturali internazionali.

Tra il 1939 e il 2009 sono state nominate nel Consiglio di fondazione di Pro Helvetia 237 persone. Di queste, 50 sono donne. Soltanto? Non dimentichiamoci che le donne svizzere, in un paese che chiama i suoi cittadini alle urne quattro volte l’anno, non ottengono il diritto di voto prima del 1971. Quali sono dunque queste illustri eccezioni, portate a ricoprire un ruolo così importante per la politica culturale svizzera? In un paese che non ama il cambiamento i grandi uomini, a maggior ragione le grandi donne, non sono numerosi. Non sorprende che le donne che nel corso degli anni hanno fatto parte dei quadri di Pro Helvetia risultino oggi poco conosciute. Chi si ricorda di Maria Trüeb, Berthe de Cérenville o di Michelle Cuénod-de Muralt? La prima, giornalista della rivista Die Schweizerin, si è battuta per il suffragio femminile a Lucerna e partecipa alla fondazione dal 1939 al 1956. La seconda, che vi resta soltanto dal 1939 al 1943, dirige la scuola Vinet a Losanna. La terza, che prende il suo posto fino al 1952, è la vicepresidente dell’Alleanza delle società femminili svizzere.

Guardando più da vicino, ritroviamo molte “pioniere” in seno a Pro Helvetia. Irma Tschudi, che vi opera dal 1956 al 1960, è la prima donna ad aver ottenuto l’abilitazione alla facoltà di scienze naturali dell’Università di Basilea. Vérène Borsinger, che collabora al consiglio di fondazione dal 1956 al 1965, è stata la prima svizzera ad essere eletta giudice di una corte penale, a Basilea nel 1953. Margrit Bigler-Eggenberger, entrata a far parte di Pro Helvetia nel 1970, sarà nel 1974 la prima donna a diventare giudice federale. Lise Girardin, nominata lo stesso anno nella fondazione, è stata la prima donna sindaco di Ginevra nel 1968, e nel 1971 sarà la prima Consigliera agli Stati della Svizzera.

Il profilo di Jeanne Hersch è analogamente atipico, ma per certi versi più sorprendente. Al momento della sua nomina nel consiglio di fondazione nel 1960, la filosofa era già riconosciuta come una vera e propria autorità morale e come un’intellettuale di primo piano, tanto in Svizzera quanto all’estero. Professore all’Università di Ginevra, viaggia molto, e milita nel Movimento federalista europeo. L’anno successivo è nominata alla Commissione nazionale svizzera per l’Unesco. Nel gennaio del 1966 è inoltre chiamata alla testa della nuova Divisione di filosofia dell’Unesco a Parigi, dove resterà fino al 1968.

Molte delle donne nominate da Pro Helvetia devono il loro incarico all’appartenenza a un fitto tessuto di relazioni sociali. Alice Briod, direttrice del Segretariato degli svizzeri all’estero e membro di Pro Helvetia dal 1953 al 1959 ne è un esempio. Un altro è costituito da Hortense Anda-Bührle, azionista della Oerlikon-Bührle, e ricca mecenate. Entrata a far parte di Pro Helvetia nel 1960, lascia la fondazione nel 1970, anno in cui, per un puro caso del destino, il nome della sua famiglia viene coinvolto nello scandalo che tocca suo fratello, reo di aver fornito armi all’Africa del Sud e alla Nigeria.

Bisogna attendere gli anni Novanta per vedere nominate in seno a Pro Helvetia delle donne direttamente attive negli ambienti artistici. Ad esempio, tra il 1990 e il 2000 Maryse Fuhrmann, liutaia che dirige l’Opéra Décentralisé di Neuchâtel, la ballerina e coreografa Anne-Marie Parekh tra il 1993 e il 2004, e infine, tra il 2006 e il 2009 la direttrice d’orchestra Graziella Contratto.

Soltanto due donne hanno presieduto finora Pro Helvetia. Si tratta in primo luogo di Rosemarie Simmen, già Consigliera di Stato solettese, tra il 1990 e il 1997. Poi di Yvette Jaeggi, ex Consigliera Nazionale e sindaco di Losanna, tra il 1998 e il 2005. Al contrario, nessuna donna è stata fino a oggi nominata alla direzione della fondazione.

Nel 2012 Pro Helvetia è stata riorganizzata e il suo consiglio di fondazione ridotto a nove membri. Di cui tre donne.

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