Paul Klee, una questione di nazionalità
L'anno 1974 è una pietra miliare per la presenza culturale svizzera in Australia. Il Collegium Musicum, fondato nel 1941 a Zurigo dal direttore d'orchestra Paul Sacher, effettua una tournée di concerti molto seguiti e ottiene un successo straordinario a Melbourne, Brisbane, Sydney ed Adelaide. Lo stesso anno il pubblico australiano scopre per la prima volta l’opera di un pittore che, oggigiorno, è spesso citato come uno dei rappresentanti più significativi della pittura svizzera del XX secolo: Paul Klee. In collaborazione con l’Australian Council for the Arts, Pro Helvetia organizza mostre a Sydney, Melbourne ed Adelaide che attirano un pubblico numeroso.
Benché Paul Klee nel corso del XX secolo sia diventato un ambasciatore di primo piano della creazione artistica elvetica, in vita non ha sempre goduto di un'accoglienza favorevole nella sua patria di adozione. Durante gli anni Trenta e Quaranta, al momento della difesa spirituale, le sue opere astratte non vengono apprezzate dal pubblico e suscitano commenti sarcastici nella stampa. La NZZ li associa, nel 1940, alla schizofrenia. Dopo un'inchiesta meticolosa, la direzione della polizia bernese si pronuncia nel 1939 contro la naturalizzazione di Klee, che considera come un potenziale caso sociale a causa della sua mancanza di successo artistico.
Durante il dopoguerra Pro Helvetia fatica a considerare Klee come un rappresentante della creazione svizzera: egli è infatti deceduto nel 1940 a Muralto, in Ticino, senza mai aver ottenuto la nazionalità svizzera. Negli organi direttivi della Fondazione, la svizzeritudine
di Klee è controversa quanto quella del compositore di origine russa Wladimir Vogel. Le autorità federali adottano una posizione analoga: nel 1948, su domanda del Dipartimento politico, il console svizzero a Los Angeles deve intervenire presso il giornale The Los Angeles Times, che aveva presentato Klee come un pittore svizzero.
All’estero, in compenso, non si comprende questa posizione. In occasione di un'esposizione d’arte contemporanea svizzera a Stoccolma, nel 1950, la stampa svedese, dileggiatrice, commenta con sarcasmo: Si cerca un nome, il più grande di tutta l'arte moderna svizzera: Paul Klee. Come è possibile che sia stato dimenticato, mentre un mucchio di artisti senza interesse è stato considerato degno di rappresentare il loro paese? È pietoso. Ed è inutile.
In seguito, il prestigio internazionale di Klee sarà un argomento più solido del riferimento alla sua origine.
È il servizio stampa per l’estero di Pro Helvetia che scopre per primo il vantaggio di Klee per la propaganda culturale. Nel 1955 diffonde un articolo in cui la vita del pittore serve ad illustrare l'ospitalità svizzera all'epoca del nazismo: Quando, nel 1933, le tenebre dell'era nazista si sono abbattute sulla Germania e non c'era più posto in quel paese per gli spiriti come Klee, egli si è rivolto di nuovo verso la Svizzera. Klee sapeva che avrebbe trovato un clima spirituale che gli era familiare dalla sua gioventù. Questa certezza e un'opinione pubblica sempre più vigile in materia politica furono in grado di ispirare in lui un senso di sicurezza.
Un anno più tardi alcuni quadri di Klee fanno per la prima volta parte di un'esposizione di pittura organizzata da Pro Helvetia e destinata alla Spagna. Nel novembre e dicembre 1956, a Madrid ed a Barcellona, Klee comincia la sua lunga carriera postuma di ambasciatore culturale della Svizzera che lo condurrà, vent' anni più tardi, in Australia. (tk)
Archivi
AFS E9510.6 1991/51, Vol. 76, 277, 352
Bibliografia
Dreissiger Jahre Schweiz, ein Jahrzehnt im Widerspruch: Ausstellung Kunsthaus Zürich, 30.10.-10.2.1982, Zurich, Kunsthaus 1981